Cenni storici
I primi passi del nostro paese.
Ultima modifica 20 settembre 2023
Probabilmente intorno al 1100 sorse qui un castello rurale - risultava ancora segnato sul catasto napoleonico del 1810 - del quale rimangono poche tracce. La zona paludosa fu in gran parte bonificata nel Medioevo dal monastero bresciano dei Santi Cosma e Damiano, presenza attestata dal nome "Fienile delle monache". Barbariga passò sotto Venezia nel 1428, ma a fine secolo tornò per qualche periodo in mano ai Milanesi. Delle sei chiese che si contavano nel '500 compare, nel Catastico del Lezze (1610) solo la chiesa di Santa Maria del Du. All'epoca gli abitanti erano 600 e funzionavano due mulini di proprietà del Comune.
Nel 1762 la popolazione si ribellò contro le risaie, causa di malattie, che avevano paurosamente incrementato la mortalità: la gente marciò contro il fondo della Feroldina (proprietà Valossi), distruggendo la risaia. Le autorità venete proibirono l'anno seguente la coltivazione del riso, che riprese nel 1768 provocando una nuova ribellione. I proprietari furono indotti a desistere da tale produzione.
Origine del nome
Deriva da "barbarica sylva" o da "barbarellum", bosco di alberi vari, ed è attestato fin dal '200, ciò che esclude la tesi (Cocchetti) di una derivazione dai nobili veneziani Barbarigo (Giovanni Francesco Barbarigo fu vescovo di Brescia nel '700), ricordati a partire dal '400.
Approfondimenti su Barbariga:
Barbariga è un paese situato a 21 Km a Sud di Brescia, a ponente (Km 1.5) dalla strada Brescia - Quinzano, con una superficie complessiva di 14 Kmq, di circa 2000 abitanti e come frazione il centro abitabile di Frontignano. Il nome del paese, comune ad altre località del territorio veneto, potrebbe. far pensare, anche se a riguardo manca un consistente riscontro storico, ad un castello feudale della famiglia Barbarigo, patrizia di Venezia, dalla quale è uscito nel secolo XVII il Vescovo di Padova e Cardinale B. Gregorio Barbarigo che nella chiesa parrocchiale di Barbariga è venerato il giorno 18 Giugno con messa solenne ed esposizione di una sua piccola reliquia. L'Olivieri richiamando altri nomi locali con la stessa radice "barba" aveva già dato l'indicazione sicura per ritrovare la vera etimologia del nome di "Barbariga" che, come quelli di Barbaine di Livemmo, di Barbata cremonese ed altri simili da lui indicati, deriva da 'tarba" cioè da ceppi tagliati a capitozzi, residuati di una selva tagliata per trasformarla in terreni coltivati. Nel centro di Barbariga esistono ancora i resti di un antico piccolo castello campestre fondato probabilmente nei secoli XI - XII e che deve essere stato il nucleo primitivo dell'attuale borgata, sorta tardivamente attorno ad esso. Il culto di San Vito, che resta il principale patrono del paese e viene celebrato ogni anno con solennità il 15 Giugno, indica chiaramente un luogo insidiato dalle serpi perché San Vito era invocato dai Longobardi contro le insidie ed i danni dei serpenti velenosi. La bonifica agraria di questo territorio nel Medioevo è stata in gran parte opera del Monastero bresciano di S. Cosma, ed il 'Fienile delle Monache" è l'unico ricordo di questo millenario istituto religioso.
Nel 1428 rappresentanti di Barbariga giuravano fedeltà alla Repubblica veneta con altri diversi paesi della pianura bresciana e fin dal secolo XIV fu intensa la vita religiosa come dimostra nel cinquecento l'esistenza di ben sei chiese (S.S. Vito e Modesto, S. Maria del Ducco, S. Rocco, S.S. Gervasio e Protasio, S. Margherita e la chiesa della Disciplina) i cui benefici furono poi riuniti nell'unico beneficio parrocchiale che diede vita alla formazione di una parrocchia autonoma distaccatasi dalla giurisdizione della pieve di Dello.
Verso la metà del secolo XVII visi diffuse la malaria ed altre malattie con un vertiginoso aumento della mortalità: la popolazione che nel 1560 era di circa i 100 abitanti neI 1658 era scesa a 400 abitanti, risalendo nel 1760 a 600 abitanti. Impauriti dall'alta mortalità verificatasi nel 1761in concomitanza con la diffusione della coltivazione del riso il 10 Maggio 1762, al suono della campana maggiore della parrocchiale, armati di zappe e badili; i contadini di Barbariga marciarono verso il fondo della "Feroldina", proprietà della famiglia Valossi, distruggendovi le arginature della risaia. L'Autorità veneta non solo non intervenne contro i rivoltosi, ma nel seguente anno 1763 proibì in Barbariga la coltivazione dei riso. Cinque anni dopo, nel 1768, essendo ripresa la coltivazione del riso, i contadini distrussero ancora una volta le risaie e l'opposizione contadina finì solo con la rinuncia da parte dei proprietari a coltivare il riso.
Segno di un decisivo risveglio civile ed economico fu la costruzione nel 1900 del palazzo del Comune e delle Scuole più tardi. Negli anni 1751 - 1773 venne eretta su disegno dell'architetto abate Antonio Marchetti la nuova bella chiesa parrocchiale arricchita poi di notevoli opere d'arte fra le quali sono da rilevare la pala dell'altare maggiore raffigurante i S.S. Vito e Modesto, opera del bergamasco Ponziano Loverini (esposta all'esposizione artistica di Bergamo nel 1897 e collocata nel Novembre dello stesso anno), e le tele di Sante Cattaneo: Madonna e Santi (1784 - 1786), l'ultima Cena (1791) e la Via Crucis. I cinque altari marmorei sono opere pregeVoli di artigiani di Rezzato, mentre l'Altare Maggiore è decorato da bronzi dorati del bergamasco Gian Maria Girelli. Interessante il piccolo Santuario di S. Maria dei Ducco a 0,5 Km sulla strada verso Frontignano, a Sud - Ovest del paese dove esiste una Madonna dipinta a fresco sul muro, veneratissima dalla popolazione locale e quando nel 1806 fu pubblicato l'editto napoleonico che comandava di allontanare i cimiteri dai centri abitati il popolo di Barbariga trasportò i suoi morti attorno al santuarietto che fu benedetto il 18 Agosto 1890.
Approfondimenti su Frontignano:
Frontignano è una piccola borgata della Bassa Occidentale Bresciana, a mt. 80 s.l.m. a 20 Km da Brescia, con circa 500 abitanti, è frazione del Comune di Barbariga e parrocchia autonoma. Fece parte del pago della pieve di Dello, ma più tardi Frontignano venne conteso dalla pieve di Brandico e nel Medioevo sembra abbia avuto un castello abbastanza fortificato, conteso da famiglie e fazioni. Si narra che nel 1317 Ugolino Masperoni abbia sbaragliato, dopo aspra battaglia a Dello, Barbariga e Frontignano i Ghibellini che avevano saccheggiato quelle terre. Nel 1546, quando la famiglie dominanti erano i Masperoni, gli Avogadro del Giglio, i Feroldi e i Mazzucchelli, Frontignano giurava fedeltà a Venezia. Gli Avogadro e specialmente Ettore (nato nel 1605) e Antonio Maria (nato nel 1611) edificarono l'elegante e forte palazzotto che sorge alquanto alto sul paese, accanto alla chiesa parrocchiale. I due fratelli, infatti, nel 1641 denunciavano di avere in Frontignano "un casamento non ancora finito" e che dovette essere terminato nel 1657, data che si legge nell'architrave di una finestra. Il Palazzotto ha la facciata che guarda a sera e conserva ancora i buchi pontieri, è lambito dalla roggia Barbaresca ed a Sud presenta un bel portale, dalla elegante bugnatura. Verso un breve portico di tre arcate e nell'interno si aprono le solite belle ampie sale e la scala che porta al piano superiore è ancora al centro del fabbricato, perché al pian terreno nel corpo centrale non vi sono che due ampie sale. Il Palazzo venne venduto ai Feroldi e dopo la metà del secolo scorso con parecchi terreni all'ing. Santo Grumelli, un esperto agricoltore di Rudiano, il quale ebbe quattro figlie, una delle quali (Luigia) andò in sposa all'avvocato Luigi Beluschi Fabeni, nonno degli attuali proprietari: a mezzogiorno del palazzo si può ancora notare un complesso di case che era dei Feroldi.
La Chiesa, dedicata ai SS. Nazaro e Celso, è cinquecentesca, anche se modificata in seguito: era già consacrata nel 1565, aveva due altari all'interno ed uno all'esterno e ne aveva sostituita un’altra con lo stesso titolo, che in tale anno era già distrutta. L'abside è occupata da un bell'affresco di Lattanzio Gambara raffigurante la deposizione della croce e sul lato sinistro vi è un interessante quadro cinquecentesco raffigurante la Madonna con Bambino ed offerenti; nella navata sulla sinistra l'altare del S.S. Sacramento offre un bell’affresco raffigurante l'Ultima Cena ed un altare di marmo con una bella statua di S. Francesco dì Paola. Bello sul lato destro della navata l'altare della Madonna contornato dai Misteri del Rosario e con una statua moderna della Beata Vergine. L'economia frontignanese è stata ed è prevalentemente agricola: infatti fu noto per la fertilità dei terreni, per l'allevamento del bestiame e la bachicoltura.